La Corte Costituzionale ha confermato con una doppia sentenza la legittimità della norma sul payback, il meccanismo adottato dal legislatore, in un’ottica di razionalizzazione della spesa pubblica, che impone alle aziende produttrici di dispositivi medici di concorrere al ripianamento dell’eventuale superamento del tetto di spesa regionale per gli acquisti di dispositivi medici inter alia per gli anni 2015, 2016, 2017, 2018.
La Corte Costituzionale si è pronunciata nella giornata di ieri sulla norma del payback per le aziende dei dispositivi medici. Con la sentenza n. 140, su rimessione del Tar del Lazio, i giudici della Corte hanno dichiarato “non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 9-ter del decreto legge n. 78 del 2015, quanto al periodo 2015-2018”. Il pronunciamento ha rilevato che, pur presentando diverse criticità, il payback “non risulta irragionevole, né sproporzionato”.
La sentenza n.139, sempre in materia di payback, su ricorso della Regione Campania, ha invece dichiarato incostituzionali le disposizioni del 2023 e, di conseguenza, a tutte le imprese fornitrici è ora riconosciuta la riduzione dei rispettivi pagamenti al 48 per cento.
“La sentenza della Consulta ci lascia sbigottiti – è il commento della presidente FIFO e AsFo Lazio, Sveva Belviso – Gli errori della classe politica non dovrebbero mai ricadere su imprese e lavoratori: il payback genererà una crisi senza precedenti da un punto di vista economico, occupazionale e sanitario. Secondo lo studio Nomisma commissionato da FIFO Sanità, 1400 imprese rischiano il fallimento, mettendo a rischio 190mila posti di lavoro. È urgente un confronto con il Governo Meloni per risolvere una situazione che sta precipitando. Da anni, ancor prima dell’uscita dei decreti attuativi del Governo Draghi, abbiamo chiesto con forza l’istituzione di tavoli tecnici per definire una strategia di superamento del payback, ma, nonostante i nostri sforzi sia a livello nazionale che regionale, nessuna parte politica ha preso seriamente in considerazione l’emergenza del nostro settore”.